lunedì 3 ottobre 2011

TUTTI PRECARI!!!!!!!


La manovra finanziaria è ormai legge e con essa il famoso e famigerato articolo 8. Per il mondo del lavoro è una piccola rivoluzione perchè, di fatto, l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è stralciato.
Ma vediamo in particolare cosa dice l’articolo 8: “I contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazioni dei lavoratori…possono realizzare specifiche intese finalizzate alla maggiore occupazione, alla qualita’ dei contratti di lavoro, alla emersione del lavoro irregolare, agli incrementi di competitivita’ e di salario, alla gestione delle crisi aziendali e occupazionali, agli investimenti e all’avvio di nuove attivita’” (Decreto Legge 13 agosto 2011, n. 138, art. 8, comma 1). In parole povere: i contratti aziendali (sul modello di quello Fiat) possono operare in deroga ai CCNL, cioè si potranno tranquillamente ignorare le tutele dei lavoratori in termini di livello contrattuale, di salari, di licenziamenti. Saremo tutti precari: basterà che una qualunque azienda, come ha fatto la Fiat, minacci di portare la produzione all’estero, per ridiscutere i contratti dei lavoratori come gli pare e piace.
Una misura suicida per l’intera economia italiana, perchè il precariato, ora applicabile praticamente a tutti i lavoratori, riduce la crescita economica. In tempi di crisi, infatti, qual’è la prima cosa che le aziende fanno? Ridurre il personale, tagliare i salari, far ricorso a contratti precari. Non serve un genio per capire che disoccupati e precari riducono al minimo le loro spese, per risparmiare, con conseguente danno per l’economia: se nessuno ha soldi da spendere, le imprese italiane a chi possono vendere i loro prodotti o servizi? All’estero? Impossibile, visto che la maggioranza delle aziende nostrane sono di dimensioni medio-piccole, del tutto incapaci di sostenere l’impatto con i mercati globali: legami troppo stretti con il proprio territorio, basso livello di innovazione e di crescita (conseguenza soprattutto dei problemi di accesso al credito bancario). Come farà lo Stato ad andare avanti se disoccupazione e basso livello dei salari vogliono dire anche diminuzione delle entrate fiscali?
La naturale conseguenza di tutto ciò è l’inasprimento della crisi, la recessione economica, l’aumento del rischio di default. I dati di qualunque classifica internazionale dicono che l’Italia sta scivolando sempre più in basso nell’innovazione, nel benessere, nella crescita e la strada indicata dall’articolo 8 rischia seriamente di accelerare il processo di decadenza.

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