mercoledì 27 marzo 2013

Non siete riusciti in vent'anni, ORA ANDATEVENE


Le nuove generazioni sono senza padri, sono figlie di NN, dal latino "Nomen nescio : nome non conosco". Sulle loro carte di identità, sui loro documenti di lavoro, nei libretti universitari alla voce "figlio di" risulta la sigla NN, figlio di nessuno, figlio della colpa, figlio di padre ignoto, figlio di vecchi puttanieri che si sono giocati ogni possibile lascito testamentario indebitando gli eredi. Non ci sono però responsabili conclamati della miseria, della mancanza di un futuro, di una qualunque prospettiva a cui sono stati condannati questi ragazzi. Nessuno ammette responsabilità di sorta. E' opera del destino cinico e baro, dello Spirito Santo, della moderna divinità chiamata mercato che si manifesta all'improvviso come un nume iroso che chiede sacrifici umani. Lo sfascio ha origini soprannaturali, non è causa dei dilettanti, cialtroni, delinquenti che hanno smontato con determinazione e scientificità lo Stato italiano negli ultimi vent'anni. Quei padri che rifiutano ogni addebito del disastro nazionale, che percepiscono però vitalizi e doppie pensioni, gente canuta che non ha mai avuto il problema della disoccupazione e del pane quotidiano, è ancora qui, ancora a spiegarci come e perché siano le nuove generazioni, i choosy, i bamboccioni, i veri colpevoli. A raccontarci la favola che affidandosi a loro, alla loro esperienza e capacità e senso dello Stato, si cambierà il Paese. Questo dicono i Padri Puttanieri, quelli che hanno sulle spalle la più grande rapina ai danni delle giovani generazioni. Questi padri che chiagnono e fottono sono i Bersani, i D'Alema, i Berlusconi, i Cicchitto, i Monti che ci prendono allegramente per il culo ogni giorno con i loro appelli quotidiani per la governabilità. Hanno governato a turno per vent'anni, hanno curato i loro interessi, smembrato il tessuto industriale, tagliato lo Stato sociale, distrutto l'innovazione e la ricerca. Pdl e pdmenoelle sono vent'anni che ci prendono per il culo e non hanno ancora il pudore di togliersi in modo spontaneo dai coglioni dopo Penati, Tedesco, Dell'Utri, Cuffaro, Monte Paschi di Siena, dopo il Lodo Alfano, lo Scudo Fiscale e cento leggi abominio. Vent'anni senza riuscire a produrre una legge contro la corruzione e contro il conflitto di interessi, vent'anni per trasformare la legge elettorale in una caricatura anticostituzionale, senza mai trovare il tempo (ah, il tempo...) per cambiarla. I figli di NN vi manderanno a casa, in un modo o nell'altro, il tempo è dalla loro parte. Hanno ricevuto da voi solo promesse e sberleffi, non hanno nulla da perdere, non hanno un lavoro, né una casa, non avranno mai una pensione e non possono neppure immaginare di farsi una famiglia. Vi restituiranno tutto con gli interessi.

giovedì 21 marzo 2013

MENZOGNE (Del PD naturalmente)


Questi sono i risultati ufficiali della camera.
Chi fornisce altri dati mente sapendo di mentire!
M5STELLE è IL PRIMO PARTITO!

Movimento 5 stelle        8.688.545            25,55    
Partito Democratico       8.642.700            25,41

martedì 19 marzo 2013

Risposte


"I 5 Stelle che han votato Grasso contro Schifani sapevano bene chi è Schifani e hanno scelto il meno peggio, cioè Grasso. Ma non avevano la più pallida idea di chi è Grasso, e questo è un bel problema. Specie per chi dice di informarsi sul web per sfuggire alla propaganda di regime. Se l’avessero fatto davvero, avrebbero scoperto che il dualismo Schifani-Grasso era finto. Schifani è sempre piaciuto al Pd, che infatti 5 anni fa non gli candidò nessuno contro, votò scheda bianca e mandò la Finocchiaro a baciarlo sulla guancia. Quando poi il sottoscritto raccontò in tv chi è Schifani, i primi ad attaccarmi furono Finocchiaro, Violante, Gentiloni, il direttore di Rai3 Ruffini e Repubblica. Schifani era il pontiere dell’inciucio Pdl-Pd. Così come Grasso che, per evitare attacchi politici, s’è sempre tenuto a debita distanza dalle indagini più scomode su mafia e politica, mentre altri pm pagavano e pagano prezzi indicibili per le loro indagini. Nessuno l’ha scritto, nei soffietti al nuovo presidente del Senato: ma Grasso, quando arrivò alla Procura di Palermo nel 2000, si ritrovò Schifani indagato per mafia e lo fece subito archiviare (l’indagine fu riaperta dopo la sua dipartita). Così, un colpo al cerchio e uno alla botte, divenne il cocco del Pdl (che lo impose alla Pna, estromettendo per legge Caselli), del Centro (che voleva candidarlo) e del Pd (che l’ha candidato). Ma ciò che conta in politica non è la verità, bensì la sua percezione: perciò sabato era difficile per i grilli siculi non votare un personaggio da tutti dipinto come un cavaliere senza macchia e senza paura. Anche stavolta i media di regime ce la mettono tutta per fare il gioco dei partiti, con il sapiente dosaggio di mezze verità e mezze bugie e il dizionario doppiopesista delle grandi occasioni.
Leninismo. La regola base della democrazia è che si decide a maggioranza e chi perde si adegua o esce (salvo poche questioni che interpellano la coscienza individuale). Così ha fatto M5S sui presidenti delle Camere, decidendo a maggioranza per la scheda bianca. Ma, siccome non piace al Pd, la minoranza diventa democratica e la maggioranza antidemocratica. “Leninista”, dice Bersani, senza spiegare con quale metodo democratico è passato in 48 ore dall’offerta delle due Camere a Monti e M5S, al duo Franceschini-Finocchiaro, al duo Boldrini - Grasso.
Dissenso. Da che mondo è mondo il parlamentare che approfitta del segreto dell’urna per impallinare il suo partito è un “franco tiratore”. Ma, se è di M5S, la sua è una sana manifestazione di dissenso contro la pretesa di Grillo di telecomandarlo.Indipendenza. Per vent’anni, se uno passava da destra a sinistra era un “ribaltonista”, mentre se passava da sinistra a destra era un “responsabile”. Ora, se un grillino porta acqua al Pd è un bravo ragazzo fiero della sua indipendenza; se resta fedele al suo movimento e ai suoi elettori, è un servo del dittatore Grillo.
Scouting. Quando B. avvicinava uno a uno gli oppositori per portarli con sé, era “mercato delle vacche”, “compravendita”, “voto di scambio”. Se Bersani sguinzaglia gli sherpa ad avvicinare i grillini uno a uno, è “scouting” e odora di lavanda.
Epurazione. Se Pd, Pdl, Udc, Lega espellono un dirigente che ha violato le regole, è legalità. Se lo fa M5S, è “epurazione”. Rivolta. Ci avevano raccontato che Adolf Grillo e Hermann Casaleggio lavano il cervello al popolo del web e censurano sul blog i commenti critici (un po’ incompatibili col lavaggio del cervello). Ora scopriamo che c’è la “rivolta del web” pro-dissenzienti. Ma anche, dal sondaggio di Mannheimer sul Corriere, che il 70% degli elettori M5S è contro l’inciucio col Pd. Gentili tromboni, potreste gentilmente mettervi d’accordo con voi stessi e poi farci sapere come stanno le cose, possibilmente chiamandole col loro nome?" Marco Travaglio, editoriale del Fatto Quotidiano del 19 marzo 2013

lunedì 11 marzo 2013

Appello a Bersani


Il MoVimento 5 Stelle rinuncia ai contributi pubblici, previsti dalle leggi in vigore, per le spese sostenute dai partiti e dai movimenti politici e non richiederà né i rimborsi per le spese elettorali, né i contributi per l'attività politica. Si tratta di 42.782.512,50 di euro che appartengono ai cittadini, anche in virtù di un referendum. Il M5S li rifiuta esattamente come per le elezioni amministrative. Le spese per la campagna elettorale sono state integralmente sostenute grazie ai contributi volontari raccolti e verranno comunque rendicontate. Il MoVimento 5 Stelle, anche tramite i propri eletti, svolgerà ogni azione diretta ad assicurare che i contributi ad esso spettanti non vengano erogati ad altre forze politiche, ma trattenuti all'Erario.
Il mio auspicio è che tutte le forze politiche seguano il nostro esempio, in particolare il pdmenoelle al quale spetta la quota più rilevante: oltre 45 milioni di euro (al pdl "solo" 38). Non è necessaria una legge, è sufficiente che Bersani dichiari su carta intestata, come ha fatto il M5S, la volontà di rifiutare i rimborsi elettorali con una firma. Per facilitare il compito ho preparato il documento che Bersani può firmare per ufficializzare il rifiuto. Bersani, firma qui! Meno parole e più fatti.
Invita su Twitter Bersani a firmare il documento per rifiutare i rimborsi elettorali e lasciare 48.856.037,50 di euro nelle casse dello Stato:

martedì 5 marzo 2013

Persa una buona occasione per stare zitti

Sentite cosa afferma il "nostro" consigliere Franchi:

 «L’amministrazione Porro – sottolinea Franchi – ha poco da vantarsi. È quella che fa viaggiare le auto a 30 chilometri all’ora e costringe i cittadini ad anacronistiche domeniche a piedi e poi si ritrova l’aria ugualmente inquinata. E quella che usa i commercianti come un bancomat, che ha applicato le aliquote Imu sulle attività produttive tra le più alte del Varesotto, che voleva far pagare 2 mila euro di cauzione all’anno per il carico scarico nella Zona a traffico limitato come cauzione per ipotetici danni al manto stradale. E’ la stessa che fa cassa con i cittadini, costringendo i residenti della Ztl a un surreale pagamento per il rinnovo dei pass».
A parte che le domeniche a piedi sono un'istituzione, (è dal 1999 che Saronno le istituisce abitualmente), ma la nostra giunta non doveva avere un occhio di riguardo per le questioni ambientali?
Caro Franchi, ti sei lasciato sfuggire un'ottima occasione per startene in religioso silenzio!

Un primo passo


Abolizione province in Sicilia:
la giunta Crocetta vara il ddl

Dopo il via libera della maggioranza, il governo della Regione ha approvato anche l'emissione dei "Trinacria bond" e il reddito di solidarietà che comporterà una spesa di 130 milioni di euro finanziata in parte con i risparmi. Il testo sulla riforma degli enti già oggi in commissione


PALERMO - La giunta siciliana ha approvato il disegno di legge per l'abolizione delle Province, il reddito di solidarietà pari a mille euro, l'emissione dei "Trinacria bond". Temi, almeno i primi due, che stanno molto a cuore ai 5 Stelle e che il governatore Rosario Crocetta ha deciso di far propri, nel segno di quel "modello Sicilia" che piace a Beppe Grillo e può tornare utile a Pierluigi Bersani nella complicata partita della formazione del nuovo governo.
Dopo l'intesa raggiunta nel vertice di maggioranza riunito nel pomeriggio, nella serata di ieri la giunta Crocetta ha approvato il disegno di legge che abolisce le nove Province regionali, sostituendole con liberi consorzi tra Comuni, come prevede lo statuto speciale. Il testo arriverà questa mattina in commissione Affari istituzionali dell'Assemblea, convocata con all'ordine del giorno proprio la riforma degli enti.
Il governo regionale ha deciso inoltre l'emissione di "Trinacria bond" per coprire almeno una parte del debito con le imprese, che nei confronti della pubblica amministrazione vantano sei miliardi di crediti, due miliardi con la Regione (compreso il sistema 
sanitario). Inoltre, con un apposito ddl, la giunta intende attuare l'art.37 dello statuto, in base al quale le imprese con sede legale fuori dall'isola ma con stabilimenti in Sicilia devono versare le imposte alle casse regionali.

A favore dell'abolizione delle Province si erano già espressi i deputati del Movimento 5 Stelle che avevano anche depositato un apposito disegno di legge in commissione. Una parte dei risparmi sarebbe utilizzata per finanziare il reddito minimo di solidarietà, per una spesa di circa 130 milioni di euro, 12 dei quali deriveranno dal taglio del costo delle indennità per presidenti, assessori e consiglieri. Crocetta spiega che i dipendenti delle Province saranno assorbiti dai Comuni e dalla Regione e che spariranno gli Istituti autonomi case popolari.

Il confronto adesso si sposta su altri tavoli. I vari gruppi parlamentari, di maggioranza e opposizione, si riuniranno per discutere della riforma. Se la maggioranza dovesse confermare all'Ars la linea emersa dal vertice col governatore, la strada sarà in discesa. Mettendo in conto i voti favorevoli dei 5 Stelle, i numeri in aula sono dalla parte di Crocetta. Ma bisognerà fare i conti con gli altri gruppi d'opposizione. Il Pdl infatti è contrario alla soppressione delle Province e vuol andare al voto a maggio, alla scadenza degli organi elettivi. Il nodo a questo punto sta nei tempi. La riforma deve essere approvata entro fine mese, comunque prima dell'inizio dei comizi elettorali (il 27 marzo).

Se non ci saranno le condizioni è probabile che si lavori a un testo per il rinvio delle elezioni e la nomina di commissari. Un punto sul quale però i 5 Stelle, nei giorni scorsi, hanno detto di non essere d'accordo. Vogliono l'abolizione immediata.

Il capogruppo del Pd all'Ars, Baldo Gucciardi, parla di "momento importante, perché si supera la vecchia concezione della pubblica amministrazione e si va verso una riforma per l'abbattimento di sprechi ed enti inutili". Soddisfatto anche il segretario regionale dell'Udc, Gianpiero D'Alia: "Ora aspettiamo di vedere ed esaminare il testo che il governo sottoporrà ai gruppi parlamentari".

venerdì 1 marzo 2013