giovedì 31 maggio 2018

Jean-Claude Juncker

Dice che gli Italiani devono lavorare di più,devono essere più seri e meno corrotti!
Ma sapete chi è veramente questo mezzo uomo?
"Jean-Claude Juncker annuncia le sue dimissioni dal governo del Lussemburgo l'11 luglio 2013, a seguito di uno scandalo riguardante i servizi di intelligence, accusato di aver costituito una vera e propria polizia politica segreta e di aver schedato illegalmente centinaia di migliaia di cittadini"

"Ha destato scalpore un'inchiesta giornalistica condotta dal Consorzio Internazionale dei Giornalisti investigativi (ICIJ), definita dai media internazionali Luxembourg Leaks o LuxLeaks, che ha pubblicato nel novembre 2014 i nomi di oltre trecento aziende multinazionali direttamente coinvolte nelle decisioni fiscali prese tra il 2002 e il 2010 dall'allora governo lussemburghese da lui presieduto, che avrebbero consentito accordi fortemente vantaggiosi per queste ultime sui prezzi di trasferimento globale, e collegati con speciali direttive dell'Unione europea che interessano il regime fiscale del Lussemburgo. Le rivelazioni hanno attirato l'attenzione internazionale e messo in luce speciali meccanismi di elusione fiscale elaborati e portati avanti dal Lussemburgo."
E vuole farci la morale????

lunedì 28 maggio 2018

Renzi: "andremo casa per casa"

«Da oggi deve partire il coinvolgimento di tante persone che vedono il rischio che l’uscita dalla casa comune europea distrugga il futuro dei nostri figli. Casa per casa, porta a porta, piazza per piazza».

Vieni piccolo uomo, vieni pure a casa mia, ti aspetto ...non vedo l'ora....anzi venite tutti voi piccoli uomini...
Vergogna avete svenduto la nazione

domenica 27 maggio 2018

Mattarella ...NON IN MIO NOME!

Elezioni subito....mandiamo al macero PD e forza Italia.
La casta succube dei tedeschi...hanno sconvolto il mondo con due guerre e ancora li lasciano parlare....
Ridateci un Presidente , l'ultimo è stato Pertini

mercoledì 23 maggio 2018

Conte un grande!

Arriva in taxi...prende l'incarico...riprende il taxi...paga il dovuto..ed entra alla camera
Imparate ....questo è il primo passo per cambiare!

martedì 8 maggio 2018

Il governo che non c’è: Renzi e quel pronostico sbagliato su Salvini

Che c’entra Renzi che parla di centrodestra e di Berlusconi con Salvini? E che c’entra Salvini che chiede a Renzi di fargli da mediatore con Berlusconi? Nel giorno in cui deflagra tutto, accade persino che l’ex leader del Pd, fermamente convinto che un governo sarebbe nato, si accorge di aver sbagliato pronostico. E terrorizzato dal ritorno alle urne chiama il segretario del Carroccio: «Scusa Matteo, davvero non riuscite a convincere Berlusconi a fare un passo indietro?». «No Matteo. Ma visto che ci vai d’accordo molto più di me, prova a convincerlo tu». Non è dato sapere se Renzi ci abbia provato, se così fosse il risultato sarebbe stato modesto: una breve nota di Forza Italia — dettata a fine giornata da Gianni Letta — con la quale si invitano gli alleati a meditare se non sia meglio tornare alle urne in autunno piuttosto che in estate.

Il Cavaliere ha già lasciato Roma e dorme sull’aereo che lo riporta a Milano, mentre le tenebre calano sulla legislatura. L’estremo tentativo di Mattarella si infrange sui veti dei grillini e dei leghisti, che pure ci avevano provato nel pomeriggio a far cambiare idea al leader azzurro. Preso atto che Berlusconi non cedeva, che l’idea di scambiare l’appoggio esterno per tre ministri d’area e la presidenza della Bicamerale per le riforme non lo convinceva, Di Maio ha allargato le braccia con Salvini: «Oltre non mi posso spingere o mi salta il gruppo». Ne riparleranno (forse) dopo le elezioni, che hanno deciso di affrontare con la stessa tattica: polarizzando il voto. «Sarà un ballottaggio tra noi e Salvini», dice il capo di M5S. «Sarà un referendum tra noi e Di Maio», dice il leader leghista.

Il gioco sembra fatto, tra lo sconcerto dei parlamentari democratici e forzisti, che nelle rispettive chat di partito descrivono le fiamme dell’inferno e temono di venirne inghiottiti. Al Quirinale si consuma l’ultimo atto. Il capo dello Stato avverte le delegazioni dei Cinque Stelle e del centrodestra, spiega che le elezioni anticipate potrebbero provocare un ulteriore strappo con il Paese. «Abbiamo già avuto un crollo nella partecipazione al voto», sottolinea, ricordando le percentuali delle ultime Regionali: «Una reiterazione non aiuterebbe». È chiaro che Berlusconi vorrebbe aiutarlo. E ci prova, a modo suo.

Succede quando gli alleati si mettono a perorare la causa dell’incarico a Salvini, e Mattarella chiede dove siano i numeri e quali gruppi sosterrebbero il tentativo. «Ma i numeri ci sono», replica il Cavaliere: «Saranno in tanti a non voler tornare a casa. E ci sarà anche il gruppo. Le anticipo già il nome: “Gli Indipendenti”». Superato il momento d’imbarazzo, la delegazione si accinge a salutare il presidente della Repubblica, quando — sull’uscio — Berlusconi chiede di poter parlare da solo con il capo dello Stato. La richiesta viene accordata e dietro quella porta chiusa, gli alleati iniziano a insospettirsi. Pochi minuti e l’ex premier riappare: «Non ho parlato di governo. Ho fatto presente al capo dello Stato le condizioni di salute in cui versa Dell’Utri». La Meloni fa in tempo a indossare un sorriso d’ordinanza prima di apparire davanti ai media.

La leader di Fratelli d’Italia in questi mesi ha svolto un ruolo di cerniera nel centrodestra, come quei mediani a cui è delegato il compito di recuperar palloni. Ma l’altra sera al vertice, quando Berlusconi ha provato a parlare di «partito unico del centrodestra» per diluire i suoi numeri con quelli della Lega, non ci ha più visto e ha affondato il tackle: «Silvio, lascia stare. C’era il Pdl e sappiamo com’è andata a finire». Qualcosa però il Cavaliere si dovrà inventare per non concludere la sua storia venticinquennale da junior partner di Salvini, per evitare che sia l’altro a salire su un predellino e fare un boccone di ciò che resta di Forza Italia.

Un terzo dei parlamentari azzurri è convinto infatti che non sarà ricandidato. Ed è sicuro che quei collegi finiranno in quota Lega. Perciò quando ieri Letta esortava Berlusconi a «lasciare aperto uno spiraglio» a Mattarella, loro pensavano piuttosto a un muro che li difendesse. Perché luglio o settembre, il voto si avvicina. Il ministro Franceschini, ormai nei panni dello scrittore, osservando le macerie ha dettato l’incipit: «Per una serie di tragici errori, portarono il Paese ai seggi sotto il sole. Alcuni cittadini dimenticarono la scheda elettorale, altri dimenticarono il costume da bagno». Il libro sarà dedicato a Renzi e Berlusconi.

lunedì 5 marzo 2018

Questa la posto perchè troppo bella!

Elezioni 2018, qualche considerazione

Benvenuti a Ten Talking Fava, l’unica rubrica che esce solo il 5 marzo 2018. Vincitori indiscussi: M5S e Lega. Sconfitto indiscusso: Matteo Renzi. Non c’è alcuna maggioranza, quindi o si torna al voto entro un anno con una nuova legge elettorale oppure l’unica strada è chiedere a Dario Nardella di essere il nuovo Chuck Norris.

Altre considerazioni.

1. Renzi è sempre stata la più grande sbornia politica inspiegabile nella storia dell’Italia repubblicana. Un uomo politicamente senza pregi, privo di qualsivoglia qualità, goffo e caricaturale, arrogante e vendicativo, tronfio e circondato da una classe dirigente terrificante al cui confronto la Carfagna è Nilde Iotti. Eppure, se lo criticavi nel 2014, ti lapidavano. Da allora, com’era naturale che fosse, le ha perse tutte. Ma proprio tutte. Se avesse smesso dopo il 4 dicembre 2016, come del resto aveva promesso (come Boschi, Carbone, Fedeli e altri intellettuali), avrebbe fatto bene anzitutto a se stesso. Ma non ha smesso. E la slavina si è fatta gogna, e poi martirio, e poi strazio, e poi Armageddon. Una cosa meravigliosa. Rinfrancante. Persino esaltante, nella sua comicità. Ora però basta. Scendere sotto il 20 – anzi il 19 alla Camera – è una roba da annali dell’insipienza. Torna a Rignano e non farti vedere mai più, Matteo: c’è un limite anche all’andrearomano, cioè al ridicolo.
1 bis. Registratevi ogni discorso degli ultrà renziani di queste ore. E poi riguardateli nei momenti in cui la vita ci presenterà il conto. Vi farà bene. Ci farà bene.
1 ter. Nella “carriera politica” di Francesca Barra c’è tutta l’essenza del renzismo.

2. M5S. E’ il grande vincitore indiscusso. Il 32% o giù di lì è una cifra monstre, ancor più considerando che il 25% de 2013 pareva irripetibile e che l’anno dopo alle Europee sembravano già morti. E’ una vittoria che deriva dalla pochezza altrui, dalla stampa che continua quasi sempre a trattarli come ebeti fascisti (accrescendone il bacino d’utenza) e dal sentimento di “ci son rimasti solo loro da provare”. Dipende però anche da qualche loro merito innegabile: aver fatto davvero opposizione (come quasi mai ha fatto il centrosinistra), qualche bel profilo uscito in questi anni e l’idea radicata in molti che i 5 Stelle siano bislacchi e masochisti, sì, ma rappresentino comunque l’unica novità autentica del panorama politico.
2 bis. Il M5S ha vinto, ma non ha i numeri in Parlamento. Secondo le stime, dovrebbe avere 230-240 seggi alla Camera e 110-120 seggi al Senato. Tantissimi, ma del tutto insufficienti. Se anche ricevesse l’incarico, con quali numeri potrebbe governare? LeU è impalpabile, mentre abbracciare la Lega significherebbe perdere in un giorno metà dei consensi. Di Maio può provare col governo di scopo, per poi – dopo il no di quasi tutti – sperare in una nuova legge elettorale. E quindi governare sul serio tra sei mesi o un anno. Ovviamente gli altri faranno di tutto per contrastarli, e la cosa per i 5 Stelle potrebbe anche essere positiva: più gli impediscono di governare, più loro crescono. Anche se Renzi, Berlusconi e i giornaloni non riescono a capirlo mica.
2 ter. Di Maio e 5 Stelle devono essere furbi a non cadere nella più ovvia delle imboscate. Dargli il mandato, illuderli di avere i numeri e poi essere disarcionati dopo pochi mesi tipo il Berlusconi I o i due Prodi, che comunque avevano molti più parlamentari. Se i 5 Stelle mantengono la verginità politica su scala nazionale, al prossimo giro sbancano. Se invece si fanno fregare e “inciuciare”, al prossimo giro stravince la Lega.

3. Salvini. E’ l’altro grande vincitore delle elezioni. La Lega ha giusto un punto in meno del Pd alla Camera, sfiora il 18% e guarda dall’alto Berlusconi. Capolavoro politico. Salvini è il nuovo leader del centrodestra. Auguri.

4. Berlusconi. Più bollito del carrello di Carrù, è stato spedito in tivù dagli “amici” sperando che sapesse far tornare il Sole nel centrodestra. Stanco e ormai incapace persino di citare le cifre giuste che gli scrivevano sui foglietti, ha straparlato di “117 milioni di migranti arrivati nel 2017 in Italia” (neanche nella Bibbia), redditi di dignità di 12-13mila euro al mese (l’avrei votato subito) e “curve di Laser” (con Gundam alla Difesa, Mazinza Z agli Esteri e Jeeg Robot al Dicastero dei Rapporti col Parlamento). Crepuscolo.
4 bis. A uno così, 14 elettori su 100 credono ancora dopo 24 anni. Vamos.

5. Meloni. Quando le dicevo in tivù che aveva le stesse chance di arrivare prima nel centrodestra che ne ho io di sostituire “Bonzo” Bonham nei Led Zeppelin, si inalberava. Me ne dolgo, ma non ero io ad aver torto. Ha preso poco più del 4%, neanche un quarto di quel che ha avuto Salvini e neanche un terzo di quel che ha arraffato Berlusconi. La Meloni, nel centrodestra, ha il peso che ha Musacchio nel Milan di Gattuso. E’ triste, ma lo accetti. E già che c’è si liberi di quelle carampane politiche chiamate La Russa e Santanché.

6. Grasso. Un altro grande sconfitto. Supera a fatica la soglia del 3 e in Parlamento sarà pressoché irrilevante. LeU paga la sensazione data di non essere né carne né pesce: più vecchia che nuova, è parsa quel che probabilmente è, ovvero un gruppo di transfughi che – lecitamente – aspettavano lo schianto del fantozziano Renzi per poi rientrare nel Pd. Non hanno poi aiutato certe facce, su tutte la Boldrini, sfolla-consensi come neanche Renzi.
6 bis. No, come Renzi no.

7. Bonino. E qui mi viene da ridere, e pure parecchio, perché sono settimane che sento dire negli ambienti chic questa litania: “I radicali faranno il botto”. Come no. Accadde anche nel 2006: tutti a dire che la Rosa nel Pugno avrebbe fatto sfracelli, e poi raccolse la miseria del 2.5%. Più o meno come la Bonino. La sopravvalutazione è dipesa dall’autoreferenzialità di molti giornalisti, che poiché supporter dei radicali (e amici di elettori radicali) credevano che tutta Italia fosse come loro.
Sfortunatamente per il poro Mario Calabresi, l’Italia non coincide con gli attici di Largo Fochetti. La Bonino è stata votata (spesso, non sempre) da renziani che cominciavano a vergognarsi di essere renziani. Era una stampellina irrilevante della Sciagura di Rignano. Per il 98% degli italiani era una compagine pleonastica. Del resto la Bonino si era unita a Tabacci (ahahahahhahah) perché neanche ce l’aveva fatta a trovare le firme. Si rassegni: ha molte doti, ma non ha (da decenni) elettori. Può vivere anche senza poltrone. Lei come noi.

8. Potere al Popolo. Idea nobile, e persone qua e là meravigliose (su tutte Lidia Menapace), ma non aveva chance alcuna di superare il 3 (1.05%). Ognuno vota come vuole, e ci mancherebbe, ma il rischio di disperdere il voto era appena (ma giusto appena) altino.

9. Noi con l’Italia. Ma l’Italia non con loro. I vari Fitto, Cesa, Lupi e Mastella hanno raccattato un vaffanculo (1.19%) che ne bastava anche solo la metà. Levatevi dalle palle. Agili.
9 bis. Raffaele Fitto è l’unico “politico” ad avere indovinato, in tutta la sua carriera, la miseria di un fuorionda. Son soddisfazioni.
9 ter. Nel Dizionario dei Sinonimi e Contrari hanno appena aggiunto un sinonimo alla parola “inutile”: “Italia Europa Insieme”. La gloriosa compagine atta a imbarcare quel che resta dei verdi, dei Mascia e del Popolo Viola ha conquistato un leggendario 0,53%. Così imparano a fingersi rivoluzionari a 20 anni per poi reinventarsi (?) brutte copie dei Gozi & Picerno. Sia loro lieve l’inutilità.
9 quater. Tra le poche cose di cui son certo c’è il mio essere fieramente antifascista, ma questa recente sopravvalutazione del “ritorno del fascismo” è parsa un mezzuccio per indurre gli indecisi a votare Renzi per arginare il pericolo dei nuovi Farinacci. Ebbene: non ha funzionato. E faccio umilmente notare che Casa Pound ha preso lo 0.84%, non il 48.

10. Ve lo ricordate Angelino Alfano agli Interni e agli Esteri? Neanche si è candidato. Ve la ricordate Beatrice Lorenzin, ministra della Salute e rutilante pasionaria di Family day e altri demoni? Ha preso lo 0.50% (daje). Se questa elezione ha un pregio, ha senz’altro quello di aver ricordato ai “Si credono stocazzo” che non contano nulla. Non sono nulla. E devono smettere di rovinarci la vita. Vale per la petalosa Lorenzin, vale per i quartagambisti del centrodestra. E vale per tanti altri rottamati. Stavolta sul serio, stavolta (si spera) per sempre.
10 bis. Insisto: l’ipotesi migliore, con questi numeri qua, è fare una legge elettorale seria alla svelta e tornare al voto entro un anno. Il rischio inciucio c’è ancora, eccome, con tutti o quasi al potere pur di non mandarci i 5 Stelle).

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... e/4204413/

THE END

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      IL ROTTAMAIO                              IL ROTTAME

giovedì 18 gennaio 2018

GIUSTO PER RESTARE IN TEMA...E' DAL 2012 CHE LO DICIAMO ...OGGI...


Art. 78. Doveri e condizione giuridica
1. Il comportamento degli amministratori, nell'esercizio delle proprie funzioni, deve essere improntato all'imparzialità e al principio di buona amministrazione, nel pieno rispetto della distinzione tra le funzioni, competenze e responsabilità degli amministratori di cui all'articolo 77, comma 2 e quelle proprie dei dirigenti delle rispettive amministrazioni.
2. Gli amministratori di cui all'articolo 77, comma 2, devono astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado. L'obbligo di astensione non si applica ai provvedimenti normativi o di carattere generale, quali i piani urbanistici, se non nei casi in cui sussista una correlazione immediata e diretta fra il contenuto della deliberazione e specifici interessi dell'amministratore o di parenti o affini fino al quarto grado.
3. I componenti la giunta comunale competenti in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici devono astenersi dall'esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato.
4. Nel caso di piani urbanistici, ove la correlazione immediata e diretta di cui al comma 2 sia stata accertata con sentenza passata in giudicato, le parti di strumento urbanistico che costituivano oggetto della correlazione sono annullate e sostituite mediante nuova variante urbanistica parziale. Nelle more dell'accertamento di tale stato di correlazione immediata e diretta tra il contenuto della deliberazione e specifici interessi dell'amministratore o di parenti o affini è sospesa la validità delle relative disposizioni del piano urbanistico.
5. Al sindaco ed al presidente della provincia, nonché agli assessori ed ai consiglieri comunali e provinciali è vietato ricoprire incarichi e assumere consulenze presso enti ed istituzioni dipendenti o comunque sottoposti al controllo ed alla vigilanza dei relativi comuni e province.
6. Gli amministratori lavoratori dipendenti, pubblici e privati, non possono essere soggetti, se non per consenso espresso, a trasferimenti durante l'esercizio del mandato. La richiesta dei predetti lavoratori di avvicinamento al luogo in cui viene svolto il mandato amministrativo deve essere esaminata dal datore di lavoro con criteri di priorità. Nell'assegnazione della sede per l'espletamento del servizio militare di leva o di sue forme sostitutive è riconosciuta agli amministratori locali la priorità per la sede di espletamento del mandato amministrativo o per le sedi a questa più vicine. Il servizio sostitutivo di leva non può essere espletato nell'ente nel quale il soggetto è amministratore o in un ente dipendente o controllato dalla medesima amministrazione.